Nella sede de i Giardini della Biennale Architettura 2025 di Venezia, molti padiglioni nazionali sono stati ideati per accogliere, coinvolgere e avvolgere, diventando spazi temporanei dove abitare l’architettura. In tempi in cui l’ospitalità è sempre più fluida, mobile e collettiva, queste installazioni suggeriscono nuove direzioni per il design contract. Ecco 5 Padiglioni da cui prendere ispirazione.
È il caso della Corea che stupisce con Little Toad, un’installazione nomade, smontabile e poetica, che riflette sull’abitare come condizione transitoria. Il padiglione stesso è un rifugio, pensato per esistere altrove: una lezione per chi progetta hospitality itinerante o diffusa.
La Santa Sede presenta Opera Aperta, un laboratorio abitato all’interno dell’ex padiglione di Villa Poniatowski. L’installazione nasce da un cantiere collettivo di restauro, che si trasforma in spazio aperto alla cittadinanza. L’architettura diventa così gesto di cura, e il padiglione un luogo accogliente e di relazione profonda.

Il progetto del padiglione francese – Courtesy of La Biennale Venezia
La Francia, complice il restauro del padiglione storico, espone en plein air in una struttura leggera, porosa, costruita con materiali riutilizzati. Un padiglione che è spazio pubblico, luogo di scambio, riparo dal sole e dalla pioggia: un manifesto vivente di accoglienza sostenibile.
In Austria, Agency for Better Living esplora architetture del vivere bene. Il padiglione accoglie il pubblico in spazi semplici, ma intensamente relazionali, tra installazioni, aree di sosta e momenti di comunità.

Il progetto del padiglione austriaco – Courtesy of La Biennale Venezia
Infine, la Germania con Stresstest propone un ambiente sperimentale in cui testare modelli di accoglienza per comunità in crisi. Il padiglione diventa spazio rifugio, ibrido e attrezzato, dove ripensare il ruolo dell’hotel come infrastruttura sociale.
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