Un grande laboratorio creativo da cui anche il settore hospitality può trarre stimoli preziosi per il futuro. Alla Biennale Architettura 2025 di Venezia – curata da Carlo Ratti e intitolata “Intelligens. Natural. Artificial. Collective” – l’esposizione all’Arsenale riunisce oltre 750 partecipanti da tutto il mondo e 66 padiglioni nazionali. Un contesto stimolante per un comparto che si trova nelle condizioni di dover dare risposte alle trasformazioni sociali, climatiche e ambientali in atto.
Tra i progetti in mostra ne abbiamo selezionati tre, sintesi di coraggio, sperimentazione e sguardo al futuro.
Hope on Water dello studio SO? Architecture and Ideas è un rifugio galleggiante prefabbricato, pensato per contesti di emergenza, che si presta anche a reinterpretazioni in chiave turistica sostenibile e temporanea, specie in territori lagunari e costieri. Leggero, smontabile, adattabile: il suo design suggerisce una nuova estetica di ritorno all’essenziale.
Ai Giardini il padiglione francese Living With esplora la coabitazione con il cambiamento. La sua architettura temporanea (il padiglione è in ristrutturazione e i curatori hanno scelto di usare la facciata come cantiere aperto), costruita con materiali riutilizzati, è un invito a progettare spazi aperti, permeabili, dove l’accoglienza si costruisce nel dialogo tra interno ed esterno, senza distinzioni forzate.

Il Padiglione Francia – Foto Marco Zorzanello
Ma l’ispirazione più profonda arriva forse dai progetti che ridefiniscono l’idea di “ospite”: l’architettura come spazio di ascolto, di adattamento e di cura. Un esempio è Transspecies Kitchen di Andrés Jaque, dove la performance del mangiare diventa rituale collettivo e politico. Un modello radicale che suggerisce di ripensare anche gli spazi dell’hospitality come ecosistemi multifunzionali.
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