È una leggenda, un’icona che ha definito un’epoca e che ancora oggi incarna lo spirito rivoluzionario del design. Nel 1925, all’interno della celebre scuola Bauhaus, Marcel Breuer decise di sfidare le convenzioni del suo tempo, immaginando una seduta che non fosse più realizzata in legno, ma in acciaio. Un’intuizione geniale che non solo avrebbe cambiato per sempre il modo di pensare l’arredamento, ma avrebbe riscritto le regole stesse del progetto e della forma.
Ispirato dal manubrio della sua bicicletta, Breuer scoprì nel tubo d’acciaio, materiale industriale fino ad allora sconosciuto nel mondo dell’arredo, la possibilità di creare una poltrona innovativa, leggera e resistente. La struttura, pur conservando una semplicità essenziale, divenne elegante e senza tempo. A completare questa rivoluzione, il tessuto Eisengarn, sviluppato dalla tessitrice Margaretha Reichardt, diede il tocco finale, unendo l’innovazione industriale alla maestria artigianale tipica del Bauhaus.
Il destino della Wassily, tuttavia, non sarebbe stato lineare. Dopo una prima produzione da parte di Standard-Möbel Lengyel e Thonet, la sedia cadde nell’oblio, rischiando di scomparire. Ma negli anni ’60 un imprenditore italiano di nome Dino Gavina, un uomo dallo spirito indomito, la riportò in vita. Gavina, con la sua visione acuta, riconobbe il genio di Breuer e decise di riprendere la produzione.
Non solo, volle anche onorare l’amicizia tra Breuer e il pittore Wassily Kandinsky, suo collega al Bauhaus, battezzando la sedia con il suo nome. La Wassily tornò così a splendere, conquistando una nuova generazione di ammiratori. La sua fama crebbe, varcando i confini nazionali, finché, nel 1968, la Knoll International, un colosso del design, acquisì la Gavina Spa, ereditando i diritti di produzione di questa icona senza tempo.
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