Upcycling edilizio. Sì, ma, forse. Nel Belpaese regna ancora molta incertezza attorno al recupero e al riuso degli immobili, a tal punto che 6 italiani su 10 non sanno neppure cosa sia. Il dato emerge dall’ultimo Osservatorio commissionato a YouGov da Aries Group, gruppo alberghiero indipendente italiano attivo nelle principali città d’arte e business della Penisola. “Il risultato appare piuttosto paradossale – ha osservato Giovanni Brillanti, research executive YouGov curatore dello studio  ‘L’upcycling dell’hôtellerie: lo stato dell’arte e le sfide per il futuro’ – perché 9 italiani su 10 ritengono invece importante dare nuova vita a edifici in disuso, ritenendo nel 50% dei casi sia una pratica positiva per ridurre l’impatto ambientale, ma al 44% anche di miglioramento dell’estetica e della vivibilità urbana, nonché, in egual misura, di creazione di nuove opportunità economiche e sociali”.

Di fatto il concetto di upcycling spiazza l’opinione pubblica in quanto associato maggiormente ai comparti della moda, dell’arredamento o del bricolage, benché in riferimento all’ospitalità dimostri di essere una delle modalità più efficaci di sviluppo economico nel Belpaese. “Nel settore alberghiero il 43% degli intervistati ritiene il tema poco considerato e dibattuto – ha aggiunto Brillanti -, ma il 36% riconosce segnali di attenzione crescente, al momento circoscritta ad aree a forte vocazione turistica. Se il 31% degli intervistati non sa neppure se abbia soggiornato in una struttura riqualificata, la stessa percentuale è pronta però ad accordare la propria preferenza di soggiorno a hotel nati da recupero”. Burocrazia e tempi lunghi d’approvazione (67%), ma anche alti costi di ristrutturazione (59%) risultano i freni principali per l’upcycling, apprezzato in particolare su ex fabbriche o complessi industriali e su scuole od ospedali (71%), oltre che su strutture ricettive abbandonate (66%): i progetti alberghieri sono infatti riconosciti dall’86% degli italiani una modalità ideale per rigenerare le periferie, incrementando occupazione ed indotto locale (51%), così come l’attrattività turistica dei territori (38%).

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