In bilico tra la salvaguardia del passato e la sua proiezione nel presente e nel futuro. Il recupero degli edifici storici per riconvertirli a strutture dell’hospitality è il tema del servizio di apertura di InOut Review. Una sfida affascinante ma complessa per gli architetti, ancor più in un Paese come l’Italia, dove la stratificazione di stili architettonici ha lasciato segni indelebili e distintivi. Seguire un progetto di riconversione di un palazzo antico, tenendo in considerazione la necessità di coniugare gli spazi con l’aspetto pratico della gestione alberghiera, è un impegno delicato e ambizioso. Un impegno che, per gli architetti, non può che partire da una sola parola d’ordine: rispetto.

Ed è proprio da questo concetto che prende spunto la riflessione di Marco Piva, il quale ha dato vita, all’interno del suo studio, a un’area dedicata a queste realizzazioni: la SMP Heritage and Monumental Buildings. “L’approccio da adottare – ci spiega – deve basarsi su un profondo rispetto e una conoscenza approfondita della struttura, per preservarne l’anima originaria”.

“Non si tratta solo di conservare – aggiunge David Morini, ceo Pelizzari Studio -, ma di interpretare e valorizzare il passato attraverso un linguaggio contemporaneo”. “È fondamentale – prosegue Piva – che la modernità si integri con la storia in modo fluido e coerente, dando vita a un racconto armonioso, in cui ogni elemento conviva senza contrasti, ma in un dialogo equilibrato e senza forzature”.

“Per me – aggiunge Gabriele Gascón, fondatore dello studio di architettura Gascón Group – la vera sfida sta nel riconoscere e valorizzare il ‘genius loci’ di cui parla Christian Norberg-Schulz, l’essenza interiore che abita le pietre antiche. Per me è importante ascoltare, stare zitto, fare spazio!”.
Gli fa eco Giuseppe Varsavia, founder architect e manager director dello studio De.Tales: “Al centro dei progetti – sottolinea – ci dev’essere il dialogo tra passato e presente, per far emergere i tratti distintivi e lo spirito del luogo attraverso soluzioni che puntano a connotare gli spazi con un decorativismo rispettoso del preesistente, in modo da valorizzare l’unicità senza coprirla”.

Obiettivo non snaturare l’edificio

D’accordo con i colleghi Simone Micheli, che individua la chiave dei progetti del suo Simone Micheli Architectural Hero in un approccio di rispetto e reinterpretazione. “Non si tratta mai di un semplice contrasto tra il vecchio e il nuovo – fa notare -, ma di un dialogo profondo che mette in luce le potenzialità di entrambi i mondi. L’obiettivo è di mantenere viva l’essenza storica dell’edificio, facendola evolvere in una nuova veste che risponda alle esigenze moderne senza snaturarne l’identità”. La contemporaneità si inserisce, dunque, come un’evoluzione, piuttosto che come una rottura, “evitando eccessi o dissonanze che potrebbero compromettere l’armonia complessiva”.

“Spesso abbiamo a che fare con edifici storici – evidenzia Federico Spagnulo, fondatore dello studio di architettura ed interior design Spagnulo & Partners – e, in questi casi, è indispensabile partire prima di tutto dalla storia del palazzo, protagonista ed espressione di un determinato periodo”.
Le storie degli edifici diventano perciò elementi costitutivi del progetto, “che è frutto di un’analisi storiografica – continua Spagnulo -, a cui aggiungiamo livelli successivi di interpretazione, accostando materiali contemporanei a quelli storici, elementi inediti a quelli vintage, in una tensione frizzante tra modernità e tradizione”.

L’importante, allora, è non cercare di sovrascrivere sulla storia, ma raccontarla con un linguaggio nuovo: “Da un lato – spiega Gascón – lasciamo che gli affreschi, i soffitti a cassettoni e i portali d’epoca emergano in tutta la loro bellezza. Dall’altro inseriamo elementi di design contemporaneo – linee pulite e materiali nuovi – che creino un contrasto accattivante. Il tutto supportato da uno studio scientifico dell’illuminazione e della percezione visiva, così da rendere armonico l’insieme. Il design diventa una tendenza se veramente dialoga con il contesto in modo colto”.

Il ruolo della luce

Sul ruolo chiave dell’illuminazione riflette anche Morini: “Nel nostro approccio – sottolinea – utilizziamo materiali locali e tecniche tradizionali, ma li combiniamo con dettagli e soluzioni architettoniche innovative. Attraverso uno studio attento delle luci e delle ombre, ad esempio, enfatizziamo gli elementi storici e creiamo un dialogo armonico con il design contemporaneo”.

E dell’importanza della luce parla anche Massimo Giordano, fondatore dello Studio MassimoGiordanoArchitetti: “Quando si interviene su edifici storici – spiega – mantenere l’integrità e il valore storico è fondamentale, ma creare un effetto sorpresa per i visitatori può arricchire l’esperienza complessiva. Da qui la possibilità di integrare elementi moderni nel contesto antico, tra cui installazioni artistiche, tecnologie interattive, ma anche illuminazione innovativa. La luce – aggiunge – può trasformare completamente un ambiente, perché utilizzando tecniche di illuminazione strategiche posso accentuare dettagli architettonici specifici o creare atmosfere che cambiano nel corso della giornata”.

Anche per Micheli l’inatteso nasce dalla capacità di mescolare elementi innovativi con il carattere storico dell’edificio, “generando contrasti sottili, ma potenti. Non si tratta mai di stravolgere, ma di arricchire, realizzando un’atmosfera che sfida le aspettative”.

L’effetto sorpresa nasce, dunque, dalla capacità di reinterpretare la storia in chiave inaspettata: “Il nostro approccio – sottolinea Morini – è fatto di dettagli sottili e narrazioni visive: l’uso di materiali autentici, accostati in modo inedito, la rivelazione di elementi architettonici nascosti, l’inserimento di arredi su misura che evocano suggestioni passate in modo raffinato. Nel caso del progetto del Rastrello Boutique Hotel, ad esempio, ogni camera ha un’identità unica, con arredi e finiture personalizzate che rendono ogni soggiorno un’esperienza diversa, pur mantenendo un filo conduttore armonico”.

Pelizzari Studio ha riportato in vita il palazzo del XIV secolo trasformandolo in una destinazione ricettiva di charme. “Il restauro del Rastrello Boutique Hotel – racconta Morini – ha seguito una logica conservativa rigorosa, con il miglioramento sismico dell’edificio e l’inserimento di impianti tecnologici all’avanguardia, senza alterarne l’identità. Il progetto di interior design ha rafforzato questo equilibrio con arredi su misura e una palette cromatica ispirata ai paesaggi umbri”.

Paesaggi umbri protagonisti assoluti anche del progetto di Spagnulo & Partners, che ha dato vita a Borgo dei Conti Resort, un Relais & Châteaux a 20 km da Perugia e 15 km dal lago Trasimeno.

Palazzo Touring Club, la Presidential Suite

Palazzo Touring Club, la Presidential Suite

“Nella Corte dei Miracoli a Lugano – aggiunge Gascón – abbiamo mantenuto intatti i volumi originali e i cortili interni, reinterpretandoli però con superfici contemporanee e attenzione particolare all’acustica, mentre nell’Hotel Splendide Royal, sempre a Lugano, abbiamo lavorato su dettagli decorativi di fine Ottocento inserendo tocchi contemporanei nelle suite e negli spazi comuni”. Analogo l’intervento fatto su Palazzo Giovanelli a Venezia, affacciato sul Canal Grande: “Qui – spiega Gascón – abbiamo mantenuto i pavimenti in seminato veneziano e abbiamo inserito arredi contemporanei e classici dal tocco internazionale, in contrasto con gli elementi decorativi settecenteschi, creando un connubio di impatto emozionale”.

La library dell'Hotel Monna Lisa di Firenze

La library dell’Hotel Monna Lisa di Firenze

Stesso impatto che si avrà varcando le porte del Monna Lisa, un palazzo del 1300 nel cuore della Firenze rinascimentale, che sta rinascendo e verrà trasformato in un relais di lusso. Tutto l’immobile è caratterizzato da cotto e pietra serena, i materiali tipici della tradizione fiorentina che la nuova proprietà ha voluto mantenere. Lo spirito è stato quello di procedere sì al restauro e alla riqualificazione di tutto il palazzo, ma recuperandone la storia e tutti gli elementi di pregio al suo interno, compresi i pavimenti in cotto originale, che verranno smontati, ripuliti e riposizionati, o i vecchi portali in pietra, che erano stati chiusi e intonacati e che saranno riaperti. “Il nostro concept – precisa Varsavia – è di dar vita a un classico contemporaneo, proporre un’ospitalità tranquilla che dia un senso di appartenenza al luogo e, al tempo stesso, un effetto di confort e sorpresa. Al termine dei lavori il Monna Lisa dovrà avere una personalità vibrante, garantire una emozionalità dovuta anche alla musealizzazione della luce e all’inserimento studiato di opere d’arte”.

La contaminazione tra antico e moderno è un must, ma fin dove ci si può spingere? Al di là dell’inevitabile limite posto dalla Soprintendenza per gli edifici storici vincolati, per l’interior osare si può e si deve, ma l’essenziale è fermarsi sempre un passo prima di snaturare l’edificio. “Non esiste una regola fissa – ricorda Piva -, ma il limite è dettato dal rispetto per l’identità storica del palazzo e dalla capacità di far dialogare epoche diverse, ma senza esagerare”.

“Tutti i nostri hotel – fa notare Spagnulo – sono diversi uno dall’altro e questo è il nostro stile; l’approccio è scenografico, ma la scenografia non è il fine, bensì lo strumento per prendere per mano l’ospite e portarlo a conoscere la storia che vogliamo raccontargli”.

Palazzo Nani di Venezia, il Salone Nobile

Palazzo Nani di Venezia, il Salone Nobile del primo piano

 

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