Un eco lodge all’interno del parco Wanchi Crater Lake, in Etiopia, ai piedi di un cratere vulcanico e totalmente immerso in un territorio ancora non urbanizzato, con una natura rigogliosa che domina il paesaggio. Il più recente progetto dello studio romano di architettura Westway Architects, il Wanchi Eco Lodge in Etiopia, è frutto di un preciso modo di lavorare: l’attitudine all’ascolto dei luoghi e delle popolazioni che li abitano. “Seguiamo le tracce, assorbiamo quello che il luogo, il contesto, il committente ci trasmettono per poi sintetizzarlo e trasformarlo in identità” dicono i soci dello studio Luca Aureggi, Maurizio Condoluci e Laura Franceschini. Nel progetto del resort in Etiopia, tuttavia, l’analisi del contesto ha affrontato un grado di complessità maggiore. Qui le loro indagini sul luogo li hanno portati a trovare soluzioni mai standardizzate, che hanno coinvolto attivamente anche artigiani e maestranze locali.
Il resort si affaccia sul bacino del lago del cratere Wanchi, a circa 150 km a Ovest di Addis Abeba. È situato vicino alla bocca del cratere, a 2800 metri di altezza, e la temperatura media è di circa 27 gradi; si parcheggia in alto e si scende con una navetta che si immerge gradualmente nel paesaggio, poi si arriva sulle rive del lago.
Qui sorge il resort, con una struttura centrale dove sono collocati il ristorante e i servizi comuni, una suite-villa di 700 mq posta su un’altura e i 22 lodge da 70 mq o 90 mq con una o due camere da letto matrimoniali, una zona living con affaccio verso il lago, uno o due bagni e un ampio deking.
I lodge richiamano gli insediamenti locali, i Tukul dalla forma circolare sormontati da una copertura a cono, rivisitati da Westway in chiave contemporanea. Oltre ai materiali tradizionali e l’impiego di manufatti artigianali locali, il verde e la luce naturale diventano anche loro un materiale a tutti gli effetti, garantendo una connessione tra interno ed esterno che ha avuto grande rilevanza in questo intervento. “A Wanchi – spiegano gli architetti – abbiamo dovuto veramente prima immergerci nel contesto, per cercare di capire come potevamo realizzare il progetto impattando il meno possibile sull’ecosistema. Abbiamo optato per una reinterpretazione della tipologia locale della casa, il Tukul nel rispetto della cultura locale. Il Tukul originario è una sorta di capanna introversa in terra cruda e paglia, noi l’abbiamo aperta con finestre sul paesaggio”. All’interno tre tipologie di palette per gli interni che vanno dal verde, all’arancio al color terra.
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