“È necessario che venga da subito approvata la legge quadro in discussione alla Camera”. Queste le parole con cui Ferruccio Alessandria, presidente di Assopiscine commenta il bilancio estivo degli incidenti in acqua, bilancio che registra un numero sempre crescente di casi.
Tutti eventi che, continua Alessandria, “sono prevedibili ed evitabili, ma solo se agiamo con prudenza e urgenza. I dati ministeriali che ogni anno analizziamo mostrano una realtà ripetitiva, e non eccezionale, che colpisce quasi sempre i più vulnerabili”. Per questo bisogna fare in fretta; diventa quindi improrogabile l’approvazione della legge quadro in discussione alla Camera, il cui schema è stato promosso dai Ministri Nello Musumeci (Protezione Civile e Politiche del Mare) e Orazio Schillaci (Salute) e approvato dal Consiglio dei Ministri il 30 luglio.
Regole uniformi
Il disegno di legge quadro è attualmente in discussione alla Camera dei Deputati ed è oggetto di confronto nelle commissioni competenti già nel corso di questo agosto. Il testo mira a introdurre regole uniformi a livello nazionale: obbligo di barriere protettive, allarmi, presenza di personale formato nelle strutture aperte al pubblico, verifiche periodiche e chiari protocolli di prevenzione.
Tutti elementi che, se messi in pratica possono ridurre drasticamente il numero degli incidenti.
Assopiscine – l’Associazione Italiana Piscine e Wellness – sta da tempo promuovendo standard rigorosi di sicurezza e una maggiore consapevolezza tra famiglie e operatori, enfatizzando la necessità di un quadro normativo nazionale per salvaguardare soprattutto i più piccoli.
Fondamentale, conclude Alessandria, “continuare a diffondere la cultura della prevenzione attiva tra famiglie, gestori, operatori e rendere obbligatorie le misure di sicurezza prescrittive anche per piscine private”.
I dati diffusi dal Ministero della Salute, raccolti dall’Istituto Superiore di Sanità – ISS in Italia, parlano di una media circa 350 decessi all’anno per annegamento. I casi che si verificano in piscina sono tra i 30 e i 40 ogni anno; 800 i ricoveri e circa 60mila salvataggi. Particolarmente preoccupante il dato secondo il quale il 46% dei decessi si è verificato in piscine, prevalentemente domestiche, a fronte di un 20% in mare e di un 34% in acque interne (laghi o fiumi).
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