Piano piano i funghi mettono micorrize in hotel. Sì, micorrize e non radici, perché da quando è apparso anche in Italia il bestseller “L’ordine nascosto” del micologo Merlin Sheldrake (Marsilio, 2022), il mondo dell’architettura organica e dell’interior design non è più stato lo stesso.
In pochi anni la ricerca sui materiali organici e il loro impiego per migliorare la sostenibilità dell’edilizia ha fatto un salto quantico che solo una specie “aliena” come il fungo può permettersi davvero: “Ho visitato le strutture di ricerca e produzione di Ecovative – ha ricordato proprio Sheldrake – all’interno di un parco industriale nel Nord dello Stato di New York. Mi è bastato entrare nell’atrio per ritrovarmi circondato da oggetti fatti con il micelio: c’erano tavole, mattoni, pannelli fonoassorbenti e imballaggi preformati per le bottiglie di vino. Era tutto grigio chiaro, ruvido al tatto e molto simile al cartone”.
Fondata nel 2007, l’azienda statunitense leader mondiale nello sviluppo e nella scalabilità delle biotecnologie sostenibili ricavate dal micelio – la “radice” del fungo – ha ormai attivato partnership pure in Europa, in virtù della sua piattaforma universale AirMycelium: una biotecnologia che permette di “far crescere” materiali ad alte performance in pochi giorni. La produzione di mic(r)o-tessili per il segmento luxury e della moda, ad esempio, prevede più di 20 milioni di dollari di investimento, ma i campi d’applicazione coprono ogni settore di mercato. Fra i primi a raccogliere in Italia la sfida della “mushroom invasion” è stata l’azienda di biodesign Mogu, basata a Inarzo (Varese) e – in collaborazione con Arup – punto di riferimento nella costruzione di pannelli acustici derivati dal micelio, oltre che nella trasformazione dei residui agricoli in elementi di interior design e bioedilizia, così come nella sustainable fashion in partnership con la casa di moda Balenciaga.
“Modelli di nostri pannelli ottenuti da fermentazione fungina sono già disponibili in interni di uffici – ha chiarito Stefano Babbini, ceo di Mogu – così come in sale riunioni, hall di alberghi o dei loro ristoranti, con interventi a Villa Tevere a Roma, ad esempio, o nella sede Deckers di Milano, o anche nel ristorante Apricity di Londra”.
La startup fiorentina Catalyst produce invece il rivoluzionario mattone “Ri-Block”, ottenuto mediante la pressatura a freddo dei rifiuti legati alla demolizione degli edifici e poi impiegato in operazioni di rigenerazione edilizia.
Una soluzione alternativa all’altrettanto avanguardistico progetto Fungal Architectures, finanziato direttamente dall’Unione europea con quasi tre milioni di euro per creare mattoni da un mix di micelio, paglia, scarti del mais e rifiuti agricoli vari. Il micelio, in questo caso, può essere modellato in forme complesse, consentendo la creazione di strutture monolitiche che si sviluppano in loco. Questa innovazione rappresenta un passo significativo verso un’architettura più ecologica e adattiva, riducendo l’impatto ambientale e promuovendo un’interazione più armoniosa tra costruzioni e natura.

L'Hotel Liolà di Pontecorvo, progetto FDA Architetti

Hotel Liolà di Pontecorvo

Allargando lo sguardo oltrefrontiera, le innovazioni per l’ospitalità sono innumerevoli: se Atticus Durnel dà vita in Gran Bretagna a lampade, tavolini o piastrelle utilizzando fondi di caffè usati e aggregati con bioleganti, minerali e resina vegetale (“That’s caffeine” il nome commerciale del nuovo materiale, resistente ad alte temperature e all’acqua, oltre che leggerissimo), la designer indiana Midushi Kochhar fabbrica a sua volta piatti, posate e bicchieri compostabili mediante una bioceramica derivata dai gusci d’uovo gettati via da ristoranti e bar. Il collettivo di creativi britannici Plp/Labs non ha dubbi: “La prossima era nella storia umana sarà il Simbiocene, un periodo di reintegrazione fra umani e natura”. Nulla a che vedere, dunque, con transumanesimo, ibridazioni tech e funghi atomici. “Quando parliamo di architettura organica e biomateriali applicati all’hotellerie – chiarisce Roberto D’Amico, architetto fondatore col collega Alessio Fiorini dello studio FDA Architetti di Latina – dobbiamo tenere presente che sono molteplici le risorse cui attingere, indipendentemente dal successo industriale di un materiale rispetto a un altro, ragion per cui si tende a parlare maggiormente di biophilic design. Funzione ed estetica restano per noi sempre in equilibrio, benché il legno continui a occupare in Italia un ruolo primario grazie al suo naturale calore e all’effetto accogliente, al pari di quanto comunica l’uso del colore verde o delle tinte desaturate per rievocare gli ambienti riposanti della natura. Quest’impronta emerge con evidenza in diversi nostri progetti, come quello curato per l’Elaia Garden Hotel di Sperlonga o l’Hotel Liolà di Pontecorvo”.
Chi è abituato a frequentare le hall di New York è però convinto che qualcosa di dirompente stia davvero per piombare sul mercato alberghiero europeo dell’architettura organica: come messo in evidenza da una ricerca di Axa IM Italia, dopo le nuvole di paralumi in micelio ideate da Danielle Trofe Design e apparse all’1 Hotel Brooklyn Bridge nella Big Apple, e a seguito delle tappezzerie in micelio appese nella lobby dell’Hotel Populus di Denver – il primo carbon-positive di tutti gli Stati Uniti – il legno è stato il primo materiale organico tradizionale a ritrovarsi in competizione diretta con i derivati dei funghi. Il quattro stelle The Standard East Village di New York ha addirittura preferito dar spazio a un’inaspettata in-house mushroom farm al posto di una ben più usuale serra vegetale alberghiera, onde permettere ai propri ospiti di deliziarsi di specialità autenticamente “home-made”.

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