Non solo questione di materiali. Per essere autenticamente organica, cioè in armonia con le caratteristiche naturali e l’ambiente in cui prende forma, l’architettura dovrebbe esprimersi anche in modo “vivente”. “Nonostante il tema della sostenibilità abbia preso forza nel dibattito pubblico degli ultimi 20-25 anni – osserva Alberto Cavanna, architetto libero professionista legato all’Associazione Stella Maris – Formazioni in Artiterapie Antroposofiche – l’Italia pare aver perso nel frattempo quella vocazione al simbolico e allo spirituale che, dagli anni ’80 sino alla fine del secolo scorso, l’aveva invece contraddistinta come uno dei Paesi più originali nel tradurre spazialmente le idee di Rudolf Steiner: il fondatore dell’Antroposofia. Persino il settore dell’hotellerie, dove il richiamo alla natura vivente è oggi molto più forte che in altri campi, fatica a prendere le distanze da un paradigma architettonico prettamente materialista”.
Già collaboratore del collega Stefano Andi, attivo sino al 2020, ma appartenente alla stessa famiglia culturale di altri importanti esponenti dell’architettura organica vivente come Luigi Fiumara o Giuseppe Guasina, Cavanna è impegnato sin dagli anni ’90 a divulgare le idee che hanno fatto del Goetheanum di Dornach, in Svizzera, il primo moderno esempio di struttura vivente in Europa.

L’interno della Locanda Panaro
Benché il numero di iscritti ai corsi di formazione all’Associazione Stella Maris di Milano veda crescere regolarmente la partecipazione di designer, artisti, geometri e altri professionisti attivi nel campo urbanistico-paesaggistico, “gli esempi di strutture dove la materia asseconda il dinamismo metamorfico delle forme organiche – aggiunge Cavanna – restano ancora pochi in Italia, sia per una questione di maggiori costi, sia per timore di staccarsi troppo dal convenzionale”. Solo nel 2005, per la prima volta, vennero proposte nell’allora hotel Leonardo da Vinci di Milano installazioni flow force: vasche d’acqua che generano un moto perpetuo attraverso diversi punti di stabilità, abbinate a velature vetrofuse nei corridoi. A causa di un passaggio di proprietà, l’hotel venne però rifatto completamente in occasione di Expo2015. Intonso sino a oggi, invece, è l’albergo ecologico Panaro di Nonantola (Modena), i cui interni esprimono con grande maestria tensioni viventi. Le maggiori testimonianze italiane continuano però a trovare terreno fertile nella sola edilizia residenziale privata, sottraendo l’ospitalità italiana a uno slancio creativo certamente in grado di riscrivere il significato architettonico di Rinascimento.

L’ingresso della Locanda Panaro
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