Opere in legno scolpite con estrema leggerezza, che dialogano con le pietre dell’antica struttura in un silenzio carico di memoria. È un percorso sospeso tra passato e futuro, tra tra fragilità, forza e spiritualità ‘Materia‘, la mostra dello scultore austriaco Herbert Golser, da poco aperta alla Rocca Paolina di Perugia.
A cura di Riccardo Freddo (Galleria Rosenfeld, Londra), in collaborazione con La Casa degli Artisti, il percorso espositivo, oltre a far riscoprire la fortezza rinascimentale costruita nel 1540 per volontà di Papa Paolo III, è un viaggio alla ricerca di una nuova matericità.
Golser invita a rallentare, osservare e ascoltare, attraverso l’uso esclusivo del legno, materiale vivo e ancestrale, che risuona profondamente con la storia della Rocca, in un intreccio tra natura e architettura, gesto e memoria.
Tra antiche strade e volte papali si sviluppa un percorso inedito, visitabile fino al 30 giugno, capace di creare un ponte ideale tra passato e presente, patrimonio e contemporaneità. Un dialogo sottile che si attiva anche con Il Grande Nero di Alberto Burri, opera monumentale presente all’interno della Rocca. Una riflessione visiva sul silenzio e sull’essenza della materia. Una discesa fisica e simbolica nel cuore della città e nella profondità del tempo.
” In un’epoca dominata dalla velocità e dalla sovraesposizione – spiega Freddo -, il lavoro di Herbert Golser ci ricorda la potenza della calma e del silenzio. La sua pratica, fatta di gesti minimi e pazienza assoluta, interroga la materia fino a renderla quasi immateriale: il legno, inciso con estrema precisione, si fa trasparente, come se potrebbe farsi attraversare dal tempo e dalla luce. Grazie alla cornice della Rocca Paolina, queste sculture respirano insieme alla pietra , instaurando un dialogo fatto di storia e delicatezza. La presenza de Il Grande Nero di Alberto Burri rende questo incontro ancora più intenso: da una parte, la combustione come gesto radicale, dall’altra la sottrazione come via verso l’essenziale. Burri e Golser non si contrappongono, ma si sfiorano, si riconoscono nel comune desiderio di far parlare la materia, di ascoltarla, di lasciarla essere. Con Materia – conclude -, abbiamo voluto creare un’esperienza che non fosse solo visiva, ma anche tattile, spirituale. Una discesa, sì, nella storia della Rocca, ma anche dentro noi stessi. È un invito ad abitare il tempo in un altro modo, più lento, più profondo, più umano”.
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