L’outdoor come motore efficace di valorizzazione dei territori extraurbani e tipologia di viaggio capace di attirare anche turisti che vengono da lontano. Questo il nuovo passo evolutivo prospettato dal convegno di Milano “Outdoor e active: l’irresistibile richiamo della natura”. Facilitatori di tendenza, secondo il fondatore di Progetto Borghi Giancarlo Dell’Orco, sono oggi le ciclostazioni in quanto nodi-connettori di esigenze socio-economiche complesse, sviluppabili in “impresa di comunità”.
Il dinamismo alla base dell’outdoor influisce inoltre sulla capacità di penetrazione dei target di clientela internazionali, visto che “l’accresciuta accessibilità di aree più esterne come la Franciacorta o la Val Camonica – ha osservato Manuel Gabriele, direttore di VisitBrescia – contribuisce a intercettare il gusto di visitatori con interessi differenti da quelli tipicamente europei: in primis, dei turisti mediorientali, brasiliani e turchi. Alla maggior propensione per la cultura dei mercati di prossimità, i turisti di medio-lungo raggio prediligono esperienze in luoghi di benessere o di avventura, ancor più se questi vengono spettacolarizzati attraverso la condivisione di contenuti digitali”.
Lo spostamento d’attenzione dalle città ai territori extraurbani, ha rilevato il presidente di Earth Academy Fausto Faggioli, appare poi dettato dalla progressiva perdita di autenticità delle prime, dall’assenza di attività legate al quel saper-fare che, in particolare, affascina i viaggiatori provenienti da economie più materiali. Riuscire a segmentizzare e rendere maggiormente visibili queste possibilità di esperienza, come fatto con successo dalle piattaforme Snowit, Bikeit, Tribala e Discovera lanciate da Riccardo Maggioni, si rivela strategia indispensabile per offrire un unico touch-point di connessione alla complessità e alla frammentazione delle risorse dei territori.
Necessità che emerge anche nel mercato termale, ha ricordato Federica Mancinelli di Federterme Confindustria, in quanto troppo ripiegato sugli impianti delle località maggiori e spesso incapace di integrare i circuiti esperienziali dei dintorni in soggiorni più estesi. L’outdoor ridefisce persino l’idea stessa di famiglia. “Oggi in Italia contiamo ben 8,8 milioni di cani da compagnia – ha rilevato Elisa Guidarelli, founder di Dog In Dog Out -, ma gran parte delle strutture ricettive o dei servizi pubblici del nostro Paese ammettono di aver bisogno di essere guidate per adeguare l’offerta a un mercato d’incidenza sempre maggiore”. Urge allora sviluppare le implicazioni di una categoria di mercato che, nell’eccessiva generalità del suo uso, rischia di perdere aderenza rispetto alle potenzialità dell’Italia fuoriporta.
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