Sono le sedie da bar per antonomasia. Le icone di Gebrüder Thonet Vienna hanno fatto la storia di molti locali diventando un arredo riconosciuto e riconoscibile ancora oggi, grazie anche alla sapiente lavorazione del faggio curvato che ha fatto la storia del brand.

Le intramontabili N.1 e N.14 di Michael Thonet sono nate a metà ‘800, hanno ispirato designer per generazioni dando vita a ulteriori modelli che hanno arredato spazi espositivi e di ospitalità e tuttora conservano immutata la loro modernità.

Questa identità in equilibrio tra heritage e contemporaneità ha portato alla creazione di un progetto fotografico che fa emergere il peculiare DNA delle collezioni Gebrüder Thonet Vienna e sottolinea l’estetica e la trasversalità di alcune delle sedute più rappresentative del marchio.

I pezzi storici del marchio sono stati collocati in alcuni dei locali cult di Milano, dove si respira l’atmosfera cosmopolita e ugualmente classica della “vecchia Milano”, in diretta continuità con il design delle sedute. All’interno di Bar Paradiso, Camparino in Galleria, Jamaica Bar, La Conca Social Bar, Motelombroso, Palinurobar, le sedute diventano i soggetti primari di una serie di scatti rubati realizzati dal fotografo Beppe Brancato.

Davanti al bancone, attorno a tavoli e tavolini o al centro della sala, le protagoniste sono loro:

le poltrone Czech disegnate da Hermann Czech, la sedia Magistretti 03 01 disegnata da Vico Magistretti, lo sgabello Cirque disegnato da Martino Gamper, la sedia Loos Cafè Museum disegnata nel 1898 da Adolf, lo sgabello basso Trio di Martino Gamper, la sedia Bodystuhl disegnata da Nigel Coates e lo sgabello pieghevole Stocksessel, disegnato da Gebrüder Thonet nel 1866. E ancora, le poltrone Loop di India Mahdavi e Hideout disegnata da Front, le poltrone Wiener Stuhl e lo sgabello N. 18, i due sgabelli N. 811 disegnati da Josef Hoffmann nel 1930, la sedia a dondolo Schaukelstuhl e l’appendiabiti e portaombrelli Kleiderständer, fino alla già citata sedia N. 14.

È dunque una rassegna ampia e colorata quella che va in scena nella città del design: una narrazione per immagini che lega direttamente oggetto e spazio, attraversando il tempo.

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